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Catch and release

Pensate se il Catch & Release fosse praticato da tutti; diverrebbe una delle abitudini più civili di ogni pescatore vero che ama questo hobby, diventando parte integrante delle sue operazioni alieutiche e non sarebbe più considerato, come purtroppo nella maggioranza dei casi ancora una forzatura e quindi un obbligo da seguire solo in quelle zone in cui è imposto, ma una libera scelta morale.

 

Il fatto che in Italia ancora la maggior parte dei pescatori insidia i salmonidi con le tecniche tradizionali, segno questo di una profonda cultura legata a antichissime tradizioni, è senza dubbio un freno alla diffusione di questa operazione. Pesca a mosca e C & R, sono un binomio estremamente valido poiché il sistema mosca è forse l'unico a dare quei risultati positivi che il C & R possiede come fine. In altre parole, praticare il C&R con la mosca e' senz'altro più normale, sia per dei motivi legati ad un discorso per cosi dire etico che il sistema offre, ma in particolare e' più facile da applicare proprio per le operazioni di slamatura che la mosca offre rispetto alle altre tecniche.

Le due affermazioni viaggiano parallelamente poiché se e' vero che un buon pescatore vede la pesca a 360 gradi e cioè non solo finalizzata a catturare il pesce ma anche a vivere il fiume in modo più naturale possibile, dovrà necessariamente utilizzare una tecnica che permetta poi la liberazione del pesce in modo veloce e che non procuri ad esso lesioni decisamente pericolose. Compatibilmente alla tecnica usata, in questi ultimi anni anche negli altri sistemi si è iniziato a pensare al C & R, con risultati però per coloro che lo praticano, non certo positivi.

Oggi in Italia esistono molti fiumi e torrenti con tratti NO-KILL, ma quanti sono veramente quelli che producono effettivamente quello che precedentemente si era progettato ? Al di la del bracconaggio, di tratti veramente validi non ce ne sono molti, e tra questi il NO-KILL del fiume Nera è forse uno degli esempi migliori di gestione controllata in cui si sono effettivamente centellinate le varie componenti arrivando a dare come risultato un tratto in cui è obbligatorio rilasciare il pesce, basato su tutti quegli elementi che vanno a giustificare tale operazioni. Infine penso che coloro i quali optano per il C & R, non possono fare propria la frase che il grande Lee Wulff espresse sul C & R e che pressappoco dice così: "I pesci sono troppo preziosi per essere catturati una sola volta. Il pesce che tu rilasci, è un tuo regalo per un altro pescatore, e ricorda, esso può essere statO un simile regalo per te".

 

Punti base del Catch & Release

La tecnica del Catch & Release, che consente di rilasciare i pesci catturati recando loro pochi danni e permettendone la successiva sopravvivenza, consiste in alcune regole basilari:

1. Usare ami singoli e senza ardiglione: gli ami multipli (ancorette) e gli ami con ardiglione provocano al pesce ferite gravi che ne mettono in pericolo la sopravvivenza. Usando ami singoli e privi dell'ardiglione potremo slamare più facimente il pesce e senza provocargli danni. Normalmente l'amo senza ardiglione non aumenta in modo significativo la percentuale di slamature durante il ricupero del pesce.


2. Recuperare e slamare il pesce velocemente: il pesce durante il recupero lotta strenuamente per liberarsi. Questa lotta impari provoca uno stress grave con rilascio di un livello eccessivo di acido lattico. Sintomo di questo stress eccessivo causato da un ricupero lento è la posizione che il pesce assume dopo esser stato rilasciato: sta fermo a lungo e, nei casi più gravi, si abbandona in posizione orizzontale alla corrente. Ugualmente importante è la slamatura veloce favorita dall'assenza dell'ardiglione sull'amo. Il pesce può sopravvivere fuori dell'acqua solo per pochi minuti ed è opportuno ridurre questo tempo a pochi secondi.

3. Tenere il pesce in acqua: se nel recupero portiamo il pesce sin sopra riva, specie se sabbiosa o sassosa, ciò gli cagionerà altre ferite causate dagli urti o dallo sfregamento su di una superficie ruvida. Rammentiamo che la pelle del pesce è ricoperta da un muco protetivo e che la perdita di questo muco causata dallo strusciamento sul terreno può determinare infezioni da parassiti. Il pesce va quindi rilasciato mentre è ancora in acqua.

4. Maneggiare delicatamente il pesce con le mani bagnate: è essenziale non toccare il pesce con le mani asciutte: subisce un shock termico dovuto alla differente temperatura del nostro corpo (36°) rispetto a quella del suo corpo che coincide con quella dell'acqua in cui vive. Bagnarsi le mani riduce abbastanza lo shock termico ed evita anche l'asportazione del muco superficiale. La delicatezza e l'attenzione nel maneggiarlo è altrettanto importante: bisogna evitare di stressare particolarmente le branchie e di stringerlo con forza. Il retino, se ha una rete senza nodi, può essere d'aiuto purché si stia attenti a non far impigliare le maglie della rete con le branchie.

5. La slamatura: oltre a fare tutto ciò delicatamente e velocemente mantenendo il pesce in acqua, è opportuno utilizzare delle pinze (come le pinze emostatiche). Il pesce allamato profondamente (ovvero il pesce al quale l'amo si è aggrappato all'esofago e non alla bocca) non deve essere slamato. In questo caso la slamatura provoca ferite assai gravi in parti vitali: è meglio tagliare la lenza.

6. La rianimazione: se il pesce è esausto non va lasciato andare immediatamente: occorre mantenerlo in acqua tenendolo con le mani e contro corrente. Muovendolo un poco in avanti ed indietro si fa entrare l'acqua e quindi l'ossigeno nelle sue branchie e lo si rilascia solo quando inizia a muoversi da solo cercando di liberarsi.

 

Osserva queste semplici regole e avrai il piacere di combattere ancora con lo stesso pesce.

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